bolognese




  BOLOGNESE      




La lenza più semplice è formata dal nostro filo, che viene dal mulinello o che parte dal cimino della nostra canna da punta, un galleggiante (detto anche tappo) infilato in esso e bloccato da un cilindretto di gomma (detto galleggiante fisso per distinguerlo da quello scorrevole) e l’amo.

Nella lenza la distanza tra il galleggiante e l’amo è variabile, ma la lunghezza totale della lenza non può superare la lunghezza della canna.
Immaginiamo di avere allamato un pesce: se alzando la canna con un braccio non riuscissimo con l’altro ad arrivare alla fine della nostra lenza l’unica cosa che potremmo fare è trascinare tutto fuori dall’acqua  perdendo un elemento fondamentale per la riuscita della cattura: il controllo.
La distanza tra il galleggiante e l’amo rappresenta la parte sommersa della lenza e dipenderà dalla profondità  e da dove vogliamo che la nostra esca lavori cioè prossima al fondale o a mezz’acqua.
                                                            Taratura

Tra il galleggiante e l’amo va posizionata la piombatura attraverso una serie di piombini spaccati. Questa operazione è detta taratura e la grammatura dal galleggiante che stiamo usando è specificata sul suo corpo.
- Dobbiamo fare in modo che solo l’astina del galleggiante emerga -
Un galleggiante tarato alla perfezione affonderà al minima sollecitazione e sarà sensibilissimo in pesca.
Più la nostra lenza sarà sottoposta a corrente, più concentreremo la piombatura in una zona della lenza; viceversa, in acque ferme, la distribuiremo lasciando più filo tra un pallino e l’altro.
- E’ buona regola lasciare una certa distanza tra l’amo e l’ultimo pallino per non insospettire il pesce (50 cm per esempio) -
Misurazione del fondo

Per capire la profondità delle acque che andiamo ad insidiare è utile usare una sonda specifica.
Non è altro che un piombo che si aggancia all’amo e che una volta in acqua tenderà a toccare il fondo e a trascinare con se il galleggiante. Se il galleggiante affonderà lo sposteremo un po’ più in alto finchè non riaffiorerà e appena lo farà noi avremo una lenza lunga come la profondità che abbiamo sondato. Se al primo tentativo il galleggiante rimanesse a galla dovremo abbassarlo perché la nostra lenza potrebbe essere più lunga del fondale sondato.
Fatta questa operazione possiamo decidere di far posare l'esca sul fondo alzandolo un pochino di più o decidere di tenerla di poco staccata dal fondo abbassandolo.
Grazie a questo semplice accorgimento la nostra pesca non sarà casuale ma sapremo dove stiamo pescando. Non proietteremo una lenza in acqua sperando che qualcosa abbocchi ma sapremo a che profondità la nostra esca sta lavorando e avremo una base su cui lavorare e su cui ragionare modificando la profondità.
I pallini spaccati possono essere montati dopo avere sondato il fondale così da distribuirli nel migliore dei modi visto che dobbiamo spostare il galleggiante.
                                                              Quale galleggiante usare

Ne esistono varie forme e grammature.
La scelta della forma dipende dalla  velocità della corrente in cui peschiamo.
In acque ferme la forma da scegliere è quella più snella e affusolata. Più la corrente sarà importante più la scelta cadrà su una forma del corpo più a palla.
Per quanto riguarda la grammatura questa dipende dall’attrezzatura che abbiamo e dalla distanza a cui vogliamo pescare. Una canna da bolognese riesce per esempio a lanciare una lenza molto leggera. Riguardo la distanza a cui pescare molti pescatori immaginano la loro preda  sempre distante da loro e effettuano lanci incredibili con lo sguardo soddisfatto quando proiettano la lenza dove non riescono nemmeno a vedere il galleggiante, ignorando tutte le possibili prede che sono tra i suoi piedi ed il galleggiante.
- E’ utile precisare che, per quanto voluminoso, un galleggiante tarato alla perfezione affonderà sempre al minimo peso che si attacca alla lenza -
              Amo e innesco

La scelta dell’amo dipenderà dall’esca che stiamo usando.
 L’esca principe della pesca con il galleggiante è la larva di mosca carnaria (bigattino o cagnotto).
Per il bigattino sono necessari ami piccoli innanzi tutto per non lederne la vitalità nel momento dell’innesto. Le misure  20, 18 e 16 sono le più indicate.
 Sulle prime due è possibile innestare un bigattino singolo,  su di una misura 16 meglio 2.
Il bigattino ha una forma quasi conica con una parte a punta (la testa) e una parte con base circolare (la coda). Sulla coda troveremo due puntini neri e una parte più rilevata e proprio su questa parte dovremo appuntare l’amo. Se tutto è stato fatto con la giusta delicatezza non dovrebbe uscire liquido. Così avremo un’esca molto vitale che si agiterà con vigore sul nostro amo e saranno proprio le vibrazioni generate dai suoi movimenti ad attirare il pesce.




Un buon modo per allamare due bigattini è quello di metterne uno infilato a coprire il gambo dell’amo e l’altro come il precedente e cioè appuntato.
- Un amo usurato lacererà sempre l’esca, meglio gettarlo via -
Pescando con il bigattino è possibile con una piccola fionda lanciare altri bigattini sul galleggiante e sarà proprio la bravura nel far si che la lenza sia tale da far scendere con naturalezza i bigattini allamati al pari di quelli di pastura a fare la differenza.
- E'opportuno non eccedere nella pasturazione meglio pochissimi bigattini ma con una certa frequenza -
 A questo proposito bisogna ricordare che in alcuni ambienti di pesca è vietato pasturare con il bigattino. Le regole sono importanti ed è buona norma informarsi sulle restrizioni in vigore nel luogo di pesca.
                                                                             La lenza

La lenza può essere formata da un filo solo o potremmo usare un filo più sottile della lenza madre a cui legare l’amo.
Per esempio potremmo partire da uno 0,14 e usare un finale 0,12 legato ad un amo 18.
Il finale più sottile serve per vincere la diffidenza del pesce ma complica la nostra lenza in quanto dovremo imparare un altro nodo per unire due fili. 
L’immagine è più esplicativa delle parole :
Un modo più semplice e sbrigativo per unire due fili, usato soprattutto nella pesca al mare di notte, è quello di formare un’asola al capo libero della lenza madre e un’altra al capo opposto all’amo del finale e unirli.
Per fare un’asola basta doppiare il filo e fare un nodo semplice (sempre bagnando con la saliva per stringere).
Fatto questo, infileremo il finale nell’asola della lenza madre e l’amo del finale nell’asola del finale stesso e tiriamo bene.
Potremo in questo modo anche fare un finale con due ami.
Prepariamo lo spezzone di finale di 70cm e leghiamo a entrambe le estremità un amo, poi prendiamo il finale al centro e con un nodo semplice creiamo due bracci uno più corto (30cm) e uno più lungo (40cm) e li andiamo ad unire all’asola della lenza madre come prima.
Quest’ultima montatura è usata nella pesca in mare ma anche in acqua dolce può dare i suoi frutti.
Ora ci sono gli elementi per confezionare una lenza ottima.
- Solo l’impegno e la costanza ci faranno prendere dimestichezza con ami e fili così sottili -
 Nessuno è nato con le capacità di unire un amo del 18 ad un finale del 10. Non rinunciare ai primi tentativi ma piuttosto provare a casa e per iniziare con un amo 16.
                                                                     Ferrata e cattura

Quando il galleggiante affonderà bisognerà essere rapidi e alzare la canna facendo un movimento abbastanza ampio da mettere in tiro la lenza e deciso ma non brusco, questa azione è detta ferrata ed è cruciale in quanto permette all’amo di conficcarsi bene nella bocca del pesce. La ferrata deve essere tempestiva.
Se la preda dovesse tirare eccessivamente è opportuno aprire quanto basta la frizione del mulinello
(che deve essere chiusa nella ferrata o, se tarata precedentemente, bisogna, nell’atto della ferrata, tenere ferma la bobina del mulinello) o se abbiamo una canna da punta abbassarla in modo da dare filo.
Questo vanificherà gli sforzi del pesce che quando tirerà avrà filo a disposizione e si stancherà.
Quando avrà diminuito i tentativi di fuga possiamo iniziare a forzarlo e cercare di mettergli la testa fuori dall’acqua (affogare il pesce). Quando avrà fatto due tre boccate fuori dall’acqua sarà stremato e pronto per entrare nel nostro guadino, alla vista del quale il pesce potrebbe tentare una fuga estrema che dovremo essere pronti ad assecondare.
A meno che non si tratti di un’alborella o di un pesce di modestissime dimensioni l’uso del guadino è utile perché salparlo di peso fuori dall’acqua fa si che tutto gravi sulla nostra lenza che se esile si romperà e noi avremo perso il pesce e lo lasceremo con l’amo in bocca e lo avremo consegnato, quasi, a morte certa.
Per liberare la preda dall’amo è meglio usare uno slamatore adeguato alle dimensioni dell’amo e ala bocca della nostra preda. E’ utile prendere dimestichezza con lo slamatore.
-  Usare una pinza per slamare il pesce da un piccolo amo lede sempre il nodo che lo lega al finale o l’amo stesso ed è impossibile se il pesce ha ingoiato l’amo - 
            Consigli

Altro elemento cruciale per la buona riuscita è fare silenzio, non sbattere i piedi per terra. Questa semplice regola è fondamentale sempre nella pesca e anche nelle tecniche più complicate.
Quando arriviamo sulla sponda del fiume o del lago sarebbe opportuno, se peschiamo in prossimità del sottoriva, non affacciarsi e comunque usare un abbigliamento se non mimetico nemmeno tinto con colori vivi e forti che non ricordano l’ambiente circostante.
Il mimetismo e la silenziosità pesano ai fini della riuscita della battuta di pesca al pari della nostra abilità nel confezionare la lenza .